Questa vita,come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione ” ( La Gaia Scienza, persistenza-della-memoriaFriedrich Nietzsche)

 

Ogni giornata è una scalata frettolosa verso qualche meta di noi stessi: il lavoro, il traffico, l’amore, l’affitto, la spesa, la felicità. Tutto boccheggia in una bolla di acqua fragile e ogni corsa è indispensabile per esistere. In questa piscina di complicazioni e di impegni,  non so che spazio o peso possa possedere la filosofia nella propria tabella di marcia quotidiana. Eppure, che cosa saremmo senza quella piccola nuvola invisibile del pensiero che ci si ferma accanto ogni volta che ci muoviamo, parliamo, facciamo, litighiamo, sogniamo. La nuvola che mi si è fermata accanto stavolta ha il nome di “eterno ritorno”. Fu il concetto principe della filosofia di Nietzsche  ed è quasi impossibile non essere rimasti impressionati dalla stranezza ermetica di questo concetto: tutto è destinato a rivivere. Quello che abbiamo già vissuto, lo rivivremo altre volte. Quello che ci accadrà, ci sarà già accaduto. Cambiamo, cresciamo, dimentichiamo, ma tutto  questo è vano perché lo dovremo riprovare, risperimentare. Cosa vuol dire  quindi? Un “semplice” delirio del filosofo o piuttosto un accenno  sofisticato della teoria della reincarnazione?  Davvero la vita può essere un infinito traghetto di déjà-vu in cui percepiamo la familiarità di momenti che abbiamo la certezza di non aver vissuto? Critici, e professionisti del pensiero si sono avvicendati in un ventaglio di raffinatissime interpretazioni e quello che appare indubbio e che si debba leggere il tutto in termini metaforici e non strettamente materiali.

Io però, adesso, non vorrei far sfumare il discorso in qualcosa di accademico, ma piuttosto  aprire uno spaccato di ragionamento personale e povero di mezzi. Quello che i filosofi hanno lasciato, lo hanno lasciato a tutti. Hanno dato pensieri unici, non chiavi uniche. Quindi, fermo restando le precauzioni necessarie, il primo passo per accogliere la filosofia nella propria vita, è dare alla filosofia la forma della  propria vita.

L’eterno ritorno nelle relazioni: Quante volte riviviamo lo stesso momento, solo perché noi non modifichiamo il nostro essere con gli altri. Ci leghiamo di nuovo allo stesso prototipo di persona, ci facciamo di nuovo intrattenere dagli stessi simili modi di fare, di comunicare, solo perché non  è cambiata l’impronta di quello che crediamo di cercare. Nell’amore inteso nella sua forma più intensa, ma anche in tutte le altre forme d’amore “minore” di cui ci riempiamo la vita. Pur nella confusissima diversità delle cose che ci attraversa, una parte di noi rimane tale e non andrà avanti se non continuando ad andare indietro. Rivivremo allora lo stesso dolore o la stessa bellezza? Probabile. Ma non perché tornerà “quel dolore”, ma perché torniamo eternamente noi stessi , con la nostra anima cifrata pronta a rispondere nella sua lingua al linguaggio degli altri.

L’eterno ritorno nelle relazioni del  mondo:  ci si prepara ad una condizione di tensione internazionale simile  a quella del secolo scorso. Sarebbe dovuto essere tutto profondamente diverso, più pulito, meno infrangibile. Eppure, la follia spericolata dell’uomo può ciclicamente mettere a repentaglio l’equilibrio apparente della pace. Ritorna un modello di male selvaggio che si serve di persone con credenziali affini e analoghe: sono pazze e hanno nel parlare un’inquietudine che rasenta un odio generalizzato. Anche questa una semplice coincidenza astrale di ritorno? O forse la rappresentazione di come gli eventi tornino solo dopo che è tornata la predisposizione dell’uomo a farli accadere?

L’eterno ritorno del nostro futuro: così come siamo adesso potremmo essere già pronti a raccontare molte cose della vita che  dobbiamo ancora vivere:  le volte in cui staremo male, quelle in cui staremo bene. E non perché dei sogni premonitori ce lo abbiano rivelato, ma perchè l’essere che ci caratterizza è fin dall’inizio  un libro che si ripete, con le pagine che si susseguono a seconda di come sono legati i nostri movimenti interiori. Come  risponderemo a quella chiamata, cosa ci inventeremo dopo la fine di quel lavoro, chi vorremo accanto per sentirci liberi. Il futuro avverrà, ma in base a come siamo già avvenuti noi. Ritornerà quello che ancora deve venire, e viceversa.

Parafrasare un concetto così grande all’ interno di universi così scombinati e diversi come quelli delle nostre vite  è illogico e questo stesso mio tentativo non ha la pretesa di avervi convinto. In fondo, come ogni pensiero, anche quello di Nietzsche  porta addosso la stessa caratteristica dei nostri, cioè la sua individualità.  Quindi, spiegarlo a tutti i costi o farlo aderire alla propria interpretazione, vorrebbe dire anche un po’ violarlo, non rispettarlo nella sua purezza. Ma con questa parentesi di lettura lanciata come un amo nel vostro mondo ho solo voluto aprire una strada alla curiosità di pensare ai “grandi pensieri” come cose invisibili incastrate nella nostra vita di tutti i giorni. Perché anche il bisogno di farsi domande ritorna, eternamente.

Alessandra Arini

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Alessandra Arini

Alessandra Arini

Vengo da Trapani, vivo a Bologna, ma vorrei stare a Roma. Studio giurisprudenza, sogno di trasferirmi alla facoltà di Lettere, ma il mio vero desiderio è essere una studentessa di Filosofia. Improvvisatrice professionale di articoli di tuttologia, ma anche appassionata stravagante di poesia e di altri dilemmi. Insomma, una contraddizione vivente che spera di dilettarvi con i suoi pensieri sul mondo e sul corso delle cose.

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