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“Tra le pagine chiare e le pagine scure” della storia italiana il 25 Aprile rappresenta l’incipit di un capitolo nuovo, scritto grazie al memorabile sacrificio dei protagonisti della Resistenza. Benché si tratti di una data simbolica, perché di fatto l’Italia non fu liberata contemporaneamente dal governo fascista e dall’occupazione nazista, essa è fondamentale: rappresenta il concepimento della democrazia repubblicana che poi nascerà con il referendum del 2 giugno e l’entrata in vigore della nostra Costituzione. Nel 70º anniversario della Liberazione é doveroso impedire che la facilità dell’oblio oscuri o annebbi l’eredità ideale della Resistenza. L’impresa più ardua é assolvere degnamente a questo impegno di tutela della nostra identità nazionale senza sfociare nella retorica. Infatti, perché la memoria continui ad avere futuro, occorre dialogare con la ragione e mantenere fede ai valori morali di cui si è imbevuto lo spirito delle forze partigiane dopo quell’ 8 settembre 1943. Tuttavia é umano ammettere che sia davvero labile il confine fra una formale commemorazione della ricorrenza e l’autentico sentimento della riconoscenza, nobile e gratuita risposta al bene ricevuto. Perciò la nostra libertà, prima di essere un diritto fondamentale, é quasi una concessione profondissima cha abbiamo acquisito per merito altrui, dunque é per noi un dovere ricordarne l’origine con rispetto e gratitudine. Inoltre la storia è un testimone da assimilare e riconsegnare integro, ma questo passaggio non può avvenire con indifferenza, perché essa non è composta solo da eventi cronologici; é fatta di uomini e donne che ne hanno determinato il suo corso, è intrecciata dalle loro speranze, anche utopiche, ma che poi potrebbero essere viste dagli occhi dei loro figli o nipoti. Ciò è estremamente prezioso e non può non generare un tumulto interiore misto tra il desiderio di esserne degni custodi e l’umile ambizione di contribuire al progresso materiale o spirituale della società, ciascuno secondo le proprie inclinazioni e possibilità. Passare alla storia – nell’accezione più ampia e positiva dell’espressione – significa tracciare solchi indelebili nei destini che verranno, spesso attraverso il proprio sacrificio per il bene altrui, facendolo incondizionatamente, per fedeltà ad un’idea. Per alcuni questa è la sola religione, intesa da Calamandrei come “serietà della vita, impegno per i valori morali, coerenza tra pensiero e azione”. Data l’entità di questo lascito morale vi è il rischio che ogni considerazione inerente risulti astratta o ridondante. Ma un antidoto all’apparente retorica può essere l’immedesimazione. Se provassimo ad ipotizzare noi stessi sotto le bombe, nell’incertezza dell’alleato e della stessa vita, affamati, soprattutto di libertà, smetteremmo all’istante di banalizzare l’importanza del ricordo eterno della Resistenza. Dinnanzi alla palese grandezza di quelle vicende eroiche e al nostro ragionevole limite di precisa comprensione, possiamo però rinnovare una tacita promessa: che la loro memoria resti un dovere in sé. Dipende solo da noi questa sana connessione sentimentale di cui la libertà è il dono più prezioso.

                                                                   

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Anna Rita Francesca Maino

Anna Rita Francesca Maino

Sono nata a Matera e attualmente vivo a Bologna, dove studio Giurisprudenza. Non amo descrivermi, ma descrivere, anche perché leggermi significa un po' conoscermi. Scrivo per passione e credo che carta e penna facciano miracoli: "curano i dolori, consolidano i sogni, restituiscono la speranza".
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