Palazzo Marino - Comune di Milano
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Con un nodo alla gola che non si è ancora sciolto sono trascorse settimane dalla morte di Giulio Regeni, ricercatore friulano di 28 anni, inghiottito dal buio di un omicidio politico. Abbiamo aspettato che le notizie acquisissero una certa coerenza prima di scriverne, anche perché le indagini preliminari che parlavano di un incidente stradale, come causa del decesso, erano assai poco credibili.
Ci siamo documentati, stiamo seguendo con apprensione gli sviluppi di questa vicenda che evidentemente cela conflitti e interessi ulteriori: le piste improponibili, i risultati autoptici italiani ed egiziani che non combaciano, gli evidenti segni di tortura sul corpo di Giulio.
Le nostre istituzioni non sono state a guardare, Amnesty International Italia ha promosso la campagna “Verità per Giulio Regeni”, cui ha aderito la Repubblica e pochi giorni fa anche il Parlamento europeo si è espresso con una risoluzione d’urgenza in cui “condanna con forza la tortura e l’assassinio del cittadino europeo Giulio Regeni” e “chiede alle autorità egiziane di fornire alle autorità italiane tutti i documenti e le informazioni necessarie per permettere un’inchiesta pronta, trasparente e imparziale”. Essa condanna la violazione dei diritti umani e l’uso sistematico di sequestri e torture contro gli oppositori da parte del regime di Al Sisi. L’Egitto l’ha respinta come “non veritiera”.
Noi non possiamo aggiungere informazione a quella che ci viene proposta e che, soprattutto in casi controversi come questo, è essa stessa una giungla. All’inizio è stato faticoso persino capire quale versione dei fatti raccontasse il vero. Per giorni è stato difficile individuare la fonte più attendibile, ma la volontà di non accettare depistaggi e verità di comodo è il fine che ci ha motivati nella realizzazione di questo pamphlet dedicato a Giulio Regeni.
L’UNIversiTA può contribuire a mantenere agitate le acque dell’attenzione su questa storia, perché fra di noi non passi, assieme al tempo, l’incontenibile bisogno di verità e di giustizia. Siamo studenti indignati che raccolgono una delle voci del coro che grida verità per Giulio Regeni. Questa edizione straordinaria del nostro giornale esprime la nostra tensione, l’inquietudine positiva che ci accompagna alla ricerca di una spiegazione.
Abbiamo pensato a queste pagine come un’opportunità per approfondire le ragioni di questo ingiustificato attentato alla vita di un giovane che aveva incentrato i suoi studi di ricerca sul sindacalismo indipendente egiziano e sui diritti dei lavoratori. Vogliamo capire cosa ci sia dietro la sua morte per leggere i profili ulteriori alla cronaca del fatto.
Pertanto uno dei primi interrogativi che ci siamo posti è stato quello di approfondire il tema e il metodo di ricerca di Giulio, i suoi ideali, che erano al contempo la fonte e il fine della sua attività. Infatti, non è scontato declinare il contenuto dello studio di un ricercatore, perché capire i caratteri della sua indagine significa avvicinarsi, almeno col pensiero, agli esiti della sua ricerca. Si trova quello che si cerca e forse Giulio era andato troppo in fondo. Così fra i contributi esterni alla nostra redazione abbiamo accolto con entusiasmo anche quello di un ricercatore e due dottorandi, perché ci orientassero nella definizione di questa professione.
Inoltre, abbiamo provato a ricostruire il contesto culturale e politico egiziano oltre all’analisi dei fatti.
Siamo stati spronati da un naturale senso del dovere, una particolare sensibilità sociale di chi reputa fondamentale la ricerca di questa verità ancora insabbiata.
In una lettera a l’Espresso i genitori di Giulio scrivono che in una scuola di Fiumicello un gruppo di giovani ha piantato una quercia simbolica nell’area scolastica, perché diventi un giorno “un luogo di ricordo, di meditazione, ma anche di vita”.
Nel rispetto dei loro sentimenti e della dignità del loro dolore, anche noi abbiamo voluto scrivere in queste pagine, che sono l’esito di un lavoro collettivo, ci auguriamo, utile e discreto.
Ci sono vite che non conoscono la morte, se nel loro nome altra gente si mobilita con pazienza e perseveranza.
Forse sarà stata solo una coincidenza, ma Giulio è scomparso al Cairo proprio il 25 Gennaio, anniversario delle proteste del 2011 in Piazza Tahrir contro l’allora presidente Mubarak.
Intanto, ogni giorno emergono novità sul caso Regeni, che non sarà trascinato via dalle turbini del deserto. Giulio era un cittadino italiano, uno studente europeo, perciò è nostra la responsabilità di reagire come se fosse stato nostro fratello ad aver subito quelle torture, come se fosse stato di un nostro amico quel cadavere rinvenuto in condizioni pietose in un fosso di periferia. Ma in fondo a quel fosso noi vogliamo trovare la verità, come fosse quel pozzo di cui scriveva Sciascia ne Il giorno della civetta: “la verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità.

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Anna Rita Francesca Maino

Anna Rita Francesca Maino

Sono nata a Matera e attualmente vivo a Bologna, dove studio Giurisprudenza. Non amo descrivermi, ma descrivere, anche perché leggermi significa un po' conoscermi. Scrivo per passione e credo che carta e penna facciano miracoli: "curano i dolori, consolidano i sogni, restituiscono la speranza".
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