cercare-lavoroSoddisfatti o rimborsati. O almeno, nelle intenzioni, così dovrebbe essere se di ‘garanzia’ si vuol parlare. Mutuato dall’inglese, il termine Neet sta diventando sempre più utilizzato nella nostra lingua. I Neet (Not in Education, Employment or Training) sono tutti quei ragazzi che non studiano, non lavorano, né tantomeno stanno svolgendo qualsivoglia attività di tirocinio, lavorativo o formativo. Un fenomeno che in Italia riguarda circa il 25% . Mica male, si fa per dire, se pensiamo questa percentuale è la più elevata tra tutti i membri degli stati appartenenti all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Non è molto confortante, riecheggiando vecchie abitudini macroeconomiche, scoprire che peggio di noi ci siano solamente Spagna e Grecia. Di certo non siamo rimasti inermi. Ormai, da quasi un anno, è attivo il programma “Garanzia Giovani” (Youth Guarantee), nato su impulso comunitario per contrastare le sempre maggiori dimensioni del fenomeno dei Neet in Europa. Questa iniziativa viene disciplinata, in Italia, dalla legge 99/2013, cui ha fatto seguito uno specifico “piano di attuazione”, individuando risorse per un miliardo e mezzo di euro, ripartite fra le regioni in rapporto al numero di disoccupati con meno di 25 anni. Si prevede che i gli under-30, dal momento in cui sono diventati disoccupati o dall’uscita dal percorso di istruzione formale, attraverso l’iscrizione presso i centri per l’impiego, possano beneficiare di politiche attive di orientamento, formazione e inserimento al lavoro.

Una volta iscritti al programma, entro sessanta giorni, si viene convocati dallo stesso centro. Un colloquio di orientamento, per poi uscire con la consapevolezza che, nel giro di quattro mesi, un’opportunità, generalmente un tirocinio retribuito, non ce la toglie nessuno. Opportunità che può arrivare massimo a sei mesi, anche se l’obiettivo, e sicuramente l’occasione, a quel punto, diventa l’inserimento lavorativo vero e proprio. Una serie di considerazioni, che, ad ogni modo, avranno fatto drizzare le orecchie a quanti in uscita dall’Alma Mater da un anno a questa parte.

  In Emilia Romagna il progetto ha avuto un finanziamento di oltre 74 milioni, 27 provenienti dal Fondo sociale europeo, altrettanti dalla Commissione europea e 13 dal ministero del lavoro. Soldi destinati a una popolazione giovanile di circa 112 mila ragazzi, vale a dire il 18,8% a livello regionale sul totale degli under-30.

Eppure, la sensazione,  è che queste opportunità stentino a decollare. Le adesioni, per il momento, sono appena 36mila (su poco meno di 500 mila in tutta Italia). Tra questi, come sempre, è interessante notare come solo un terzo venga dalla regione, perché per la restante parte si tratta di fuorisede. Le percentuali si restringono ulteriormente osservando, poi, i 17mila che, dopo essersi iscritti, sono stati già presi in carico dai servizi competenti e avviati alle attività sulla base del profilo personale e i 21mila hanno già un appuntamento fissato per usufruire delle misure previste.

Un iter le cui prime scadenze hanno portato, quindi, all’attivazione di poco più di duemila tirocini. E gli altri? Per il momento non rimane che mettersi in fila e aspettare. Nulla di più emerge dai primi monitoraggi effettuati su Garanzia Giovani. La regione, intanto, fa sapere, per bocca dell’assessore alla formazione al lavoro Patrizio Bianchi, che presto si innalzeranno le soglie anagrafiche di partecipazione, passando dal limite dei 24 a quello dei 29 anni di età per partecipare alle misure previste.

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Gianluca Scarano

Gianluca Scarano

Dottorando alla statale di Milano, ma devoto all'Alma Mater e alla sua scuola di Scienze Politiche, anche per un'esperienza da rappresentante degli studenti. Cronista free-lance nel passato più recente. Adottato dall'Emilia e dal suo spirito di partecipazione

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