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La sensibilità, benché assolutamente considerata sia disposta indifferentemente a sentire ogni sorta di sensazioni, in sostanza però non viene a esser altro che una maggior capacità di dolore. Quindi è che necessariamente l’uomo sensibile, sentendo più vivamente degli altri, e quel che l’uomo può vivamente sentire in sua vita non essendo altro che dolore, dev’esser più infelice degli altri”.
Questa citazione di Leopardi sembra cogliere in sé l’essenza stretta dell’essere sensibili: la sofferenza per l’estremo sentire la vita buttare addosso all’anima macigni, costantemente. Ma cosa comporta l’essere sensibile?
Nel momento in cui la sofferenza è stata esaltata, essa è perennemente in contatto con chi è dotato di questo modo di percepire il mondo. Qualsiasi dettaglio, da un’espressione ad un modo di gesticolare, nonché uno sguardo, un sorriso, un suono, ogni piccolo elemento viene percepito come un tuffo nel petto in grado di scatenare un vento tormentato, che ha come seguito una non indifferente forma di ansietà, una sorta di paranoia, uno squilibrio interiore e un’alienazione mentale.
Tutto ciò genera solitudine: l’essere sensibile fugge dal quotidiano di fronte a tale fardello, e può farlo in modo manifesto, rifiutando di compiere le azioni scandite dal ritmo della vita di ogni giorno, o in maniera nascosta, riempiendo le giornate di infinite favole, cosicché il tempo per subire sia riempito in ogni minuto, annullato. Poiché per il sensibile nulla è affare da poco: occorrono un rifugio sicuro ed un’apparenza dura, affinché il prossimo non sappia. Diffidare quindi di chi sbatte in faccia a chiunque sensibilità (fittizia), perché quella reale si nasconde negli angoli più remoti, teme di essere ferita. E spesso accade di bruciarsi al punto tale da rifiutare la vita, la mente non riesce più ad elaborare l’eccesso e va fuori di senno, fa scattare meccanismi di terrore che, per difesa, allontanano da ogni forma di vita: assenza di reazioni, malattia, afflizione di chi eccessivamente subisce il sapere che arriva dal sensibile, profondo, spontaneo, non cercato, che assale in silenzio.
Però c’è dell’altro: il sensibile che riesce a farsi forza coglie le sfumature più intense ed interessanti dell’esistenza, vede la bellezza profonda del tutto, il dettaglio che fa del nulla una favola da raccontare, la comicità nascosta che rende lo scorrere del tempo una risata, ma soprattutto l’empatia silenziosa con le persone, la comprensione che avvicina al prossimo e dona profondità nei rapporti umani.
Auguro ad ogni persona sensibile di riuscire a vincere il pessimismo dato dal dolore, di controllare la propria mente senza lasciarsi trasportare irrazionalmente dalla distruzione del troppo sentire, ma in particolar modo di cercare in sé la forza di usare tale dono per cogliere la bellezza e donarla a chi gli sta intorno.

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Sotto Sopra

Sotto Sopra

In contrasto tra concreto e surreale, rivela il suo impeto esuberante e la sua introversa sostanza nella poesia, ispirata dal modo di sentire la vita, vissuta come un' eterna e toccante connessione.

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