Show-Me-a-Hero
Oscar Isaac è Nick Wasicsko in Show me a hero

Consiglio vivamente la visione di “Show me a hero”, miniserie di sei episodi (o meglio: parti) targata Hbo. La consiglio in particolar modo a chi ha una passione politica, di qualsiasi colore. E non solo.

Mostrami un eroe e ti scriverò una tragedia, sentenziava Francis Scott Fitzgerald e la serie, scritta da David Simon, dipinge proprio una figura poco nota ai più ma degna di essere conosciuta. Ed è quindi proprio quel Simon, creatore della celebre serie “The Wire”, vera e propria epica moderna con protagonista la città di Baltimora, che ci conduce in un nuovo contesto urbano con i suoi complessi protagonisti; personaggi tra i quali si impone la tragica figura di Nick Wasicsko, ventott’enne consigliere comunale e poi sindaco di Yonkers, città di duecentomila abitanti dell’area metropolitana di New York.

Da Baltimora a Yonkers: a cambiare è lo sfondo ma non l’intensità del dramma. Protagonista è sempre la città, creatura vivente con la sua complessa rete di interessi e rapporti personali. Ancora una volta Simon è bravo nel saltare da un livello all’altro, dal piano individuale delle storie dei singoli (ciascuno con la sua vita e i suoi problemi particolari) al piano dell’interesse generale, del “politico”. Questo continuo cambio di prospettiva viene compiuto con naturalezza, senza mai scadere nel retorico ma lasciando che la somma delle singole storie si accompagni al principale tema socio-politico.

Tutto parte da una sentenza emessa da un giudice federale degli Stati Uniti che condanna la città di Yonkers a costruire 200 case popolari (da assegnare ai cittadini con basso reddito e altre situazioni disagiate). Questa sentenza esplode come una vera e propria bomba sociale e mette la cittadinanza, quella bianca e prevalentemente borghese, in stato d’allarme: nessuno vuole che degli “sporchi negri” vengano a vivere nei quartieri dal prato ben curato, dai barbecue e dal buon vicinato.

E così la Politica, i consiglieri comunali, l’amministrazione e il sindaco, vengono a trovarsi in mezzo ad un terribile fuoco incrociato: da una parte la Magistratura e la sua sentenza da rispettare ad ogni costo (pena pesanti sanzioni che metterebbero la città in bancarotta), dall’altra il popolo arrabbiato e vendicativo che minaccia la rivolta.

Perché è la Politica la protagonista di Show me a hero, ma lo è in un modo del tutto diverso rispetto a quello a cui siamo abituati. Qualcuno si è spinto a dire che la serie è una risposta alla politica di House of cards. Senza voler fare paragoni tra due narrazioni ben diverse, non si può negare che questa miniserie si presenta come un racconto maturo, dalla sensibilità tutta particolare e originale. Per la prima volta i politici non vengono rappresentati (solo) sotto la luce del binomio astuzia-corruzione e non si racconta (solo) di arrivisti senza scrupoli pronti a fare esclusivamente i propri interessi.  La cinematografia (la letteratura e la televisione) disegnano una classe politica corrotta e irresponsabile che interpreta quasi sempre la parte del “cattivo” (e, viceversa, spesso viene esaltata la purezza e l’onestà della gente comune): la casta al potere che ruba alle spalle dei poveri governati.

Questa miniserie si incarica di raccontare questo complesso rapporto da un altro punto di vista, più umano, più ambiguo e, proprio per questo, più verosimile. I consiglieri comunali di Show me a hero sono uomini e donne che masticano politica ogni giorno, lottando con le contraddizioni che loro stessi hanno generato (e non solo). Uomini e donne ambiziosi ma fragili, visionari, inadeguati, intelligenti, depressi. Vite e storie accomunate dal medesimo gioco, dalla stessa voglia di essere protagonisti pubblici. Un desiderio pericoloso, tanto da portare ad una vera e propria assuefazione: il potere e la Politica come vera e propria droga che dilania chi non può più viverli.

Politici che appaiono disarmati e impauriti di fronte alle irrazionali richieste della “gente”, arrabbiata e inquisitrice (spesso aizzata da altri politici che sfruttano il fenomeno cavalcando l’onda del malcontento). Politici disarmati di fronte alla Magistratura, severa e implacabile.

Su tutti giganteggia la figura del vero eroe: Nick Wasicsko, interpretato dall’ottimo astro nascente Oscar Isaac. Perché è della sua tragedia che si parla, una tragedia realmente accaduta. Esatto: Show me a hero è il romanzo di un pezzo di storia statunitense mirabilmente raccontato e rappresentato. E sarebbe un errore cercare di informarsi sulla vita dell’eroe protagonista prima di guardare la serie: molto meglio lasciarsi andare fiduciosi e farsi condurre tra le vie di Yonkers e della complessa personalità del giovane Nick.

La capacità evocativa raggiunta dal metodo Serie Tv/Internet è ormai imponente, matura, in grado di raccontare alcuni pezzi di storia e di vita che sarebbe difficile evocare nello spazio di un film. Show me a hero è una tragedia nel senso più nobile del termine, un racconto intelligente e profondo che merita di essere visto e apprezzato. Il tutto ovviamente sotto il caldo ritmo della musica del Boss, Bruce Springsteen, vero e proprio capofila della bella colonna sonora. Una musica che ci racconta un’America contraddittoria, terra di lotte e violenze, ma, nel bene e nel male, pur sempre un modello. Da seguire o no.

Alessandro Milito

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Alessandro Milito
Questa persona, nata 24 anni fa a Crotone (in Calabria, in fondo a destra), generalmente è logorroica e difficilmente evita di parlare e gesticolare. Il suo principale problema è parlare di se stesso: ne è totalmente incapace. Potremmo dire che ha conseguito la Maturità classica e questo lo ha portato all'originale scelta di studiare Giurisprudenza a Bologna e laurearsi. Scrive sin da quando perse un giochino a sei anni (trovato negli ovetti di cioccolata): la ricerca di quell'oggetto fu il suo primo capolavoro letterario. Da allora condivide le sue paranoie e insofferenze così. Gli piace credersi di sinistra, se questo sia vero o no è un quesito che lascia ad altri.
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