C’è una linea di demarcazione che divide la scaramanzia dal disturbo ossessivo compulsivo. Quando sei in procinto di sostenere un esame universitario, però, quella linea diventa estremamente sottile non facendoti più capire in quale parte ti trovi.
Tutto ha inizio a ridosso dell’esame, quando cominci a seguire alcuni schemi che nel precedente appello avevano portato fortuna; e così, nella tua mente, pensi: “Beh, perché cambiare? Riproviamo!”.
E quindi la sera prima, carico di stress, ti ritrovi ad ordinare la stessa identica pizza dell’ultima volta, mettendo in scena un alquanto improbabile correlazione tra mozzarella di bufala, pomodorini e microeconomia.
Preso dal panico poi ti ricordi che quando la sera prima dell’ultimo esame avevi pulito la camera avevi portato a casa un bel 30; allora senza pensarci su due volte ti metti i guanti di gomma, tiri fuori il secchio dallo sgabuzzino e tiri a lucido la tua stanza così bene che se la vedesse tua madre richiederebbe una perizia psichiatrica.
Tutti gli studenti conoscono la leggenda del “non studiare o ripassare o il giorno prima dell’appello”, insomma lasciar riposare la mente. C’è chi ci crede fermamente e chi, in quell’ultimo giorno, cerca di stampare nella sua mente oltre 1000 pagine conscio del fatto che ricordarsi tutto sarebbe impossibile persino per Dustin Hoffman in Rain man.

Studente universitario che dá un ultimo sguardo agli appunti
Studente universitario che dá un ultimo sguardo agli appunti

Poi arriva la mattina dell’esame: ti svegli presto, vai a fare colazione e inizi a prepararti, il tutto sempre con gli appunti tra le mani; se da piccolo dormivi con il peluche, quando diventi uno studente universitario dormi abbracciando gli appunti.
Non appena arriva il momento di vestirsi la scelta diventa cruciale e, guardando i vestiti appesi nell’armadio, non vedi più i colori o il tipo di capo d’abbigliamento, ma solo il voto che hai preso quando l’hai indossato ad un esame.
Dopo aver fatto un’attenta media ponderata e un rapido calcolo delle probabilità degno del miglior John Nash in A Beautiful Mind, sei ufficialmente pronto per andare all’esame.
Studente universitario che calcola quale vestito ha la media più alta
Studente universitario che calcola quale vestito ha la media più alta

Tutto in discesa adesso? Neanche per scherzo! Già, perché la strada che hai preso l’altra volta per arrivare in facoltà ti ha portato dritto dritto verso un voto alto quindi, perché cambiarla? Allora ripercorri la stessa strada con una precisione tale che a fine esame, a prescindere da come sarà andato, verrai assunto da Google Maps.
Poi se l’esame è scritto ovviamente è immancabile la scelta della penna. C’è chi ha la sua preferita come Paolo Bitta e la sua quattrocolori e chi, invece, la cambia sempre.
Una volta finito l’esame sei provato fisicamente e psicologicamente.
E se non ha funzionato? Beh, si cambia: pizza, felpa, penna, strada e tutte le solite abitudini semplicemente per crearne delle nuove. Funzionerà?

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Paolo Piredda

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Inutile dirvi che fin da piccolo sognavo di fare il giornalista. Volevo fare il calciatore, il pompiere oppure l'operatore ecologico che sta appeso dietro il camion della spazzatura. Sono un po' permaloso, sono un sognatore e soprattutto sono incredibilmente meteoropatico, forse perchè il giorno in cui sono nato pioveva a dirotto. "Ricorro con una certa frequenza alle citazioni perchè ho una buona memoria e perchè ho bisogno di appoggi: c'è qualcuno al mondo che la pensava, o la pensa, come me" Enzo Biagi
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