“Ma cos’è la Destra, cos’è la Sinistra?” si chiedeva Gaber qualche anno fa, con una canzone che potrebbe benissimo essere accostata alle analisi politiche più raffinate.

Solo un grande artista come il signor G., con la sua ironica e intelligente sensibilità, è stato ed è in grado di farci sorridere, ma anche riflettere, su un argomento che ha ben poco di divertente: la crisi della Politica.

E qui è necessario fare una precisazione: non si tratta del solito discorso autocritico, incentrato interamente sul Paese Italia. Questa crisi coinvolge le principali democrazie rappresentative occidentali, gli stati governati attraverso lo strumento del Parlamento, mai come oggi delegittimato.

La domanda si ripresenta puntuale e insistente dal 1989 e dalla caduta del Muro: che senso hanno concetti come Destra e Sinistra? Serve ancora utilizzare queste etichette sbiadite?

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Per cercare di trovare un senso in tutto ciò, è utile analizzare alcune delle critiche rivolte verso questa contrapposizione ideologica.

Una delle obiezioni che si sentono nel momento in cui si cerca di impostare un discorso “ideologico”, andando a delimitare i campi secondo quelle coordinate, è che questo modo di fare non serve a risolvere “i veri problemi del Paese”. Ancora: si assume che non importa di che tipo sia la ricetta, se di Destra o di Sinistra, l’importante è che funzioni. Altri ancora sostengono che Destra e Sinistra “non esistono più” (lasciando intendere che prima esistessero) e che oggi questa distinzione si sarebbe dissolta in un corrotto e grigio magna-magna (dove magna non sta per “grande”).

Ai livelli più alti, nei luoghi in cui si esprime il potere o si cerca di indirizzarlo, si suggerisce che, per  fronteggiare la Crisi, esistono delle riforme da effettuare in ogni caso e al di là del colore politico del governo nazionale di turno.

Tutte queste critiche possono essere accomunate dalla presunta neutralità che vorrebbero esprimere, il loro essere politicamente non schierate. Esse lasciano intendere che esistono delle risposte, delle ricette che devono essere seguite e che mettono d’accordo tutti sulla loro utilità.

In realtà, chi sostiene che “i problemi del Paese sono altri”, dietro l’apparente neutralità, nasconde una gerarchia di idee, preferenze e proposte che vorrebbe vedere attuate. Queste preferenze nascono dalla situazione del singolo, da quella fitta trama di interessi privati, situazione economica e familiare, attitudini culturali e religiose che rendono un essere umano una coscienza.

Un’affermazione che si pretende neutrale come “Bisogna abbassare le tasse” può essere facilmente smascherata. Prima di tutto andrebbe chiesto “a chi” bisognerebbe abbassarle. In secondo luogo, considerando che dietro una tassa c’è (si spera!) un servizio pubblico, bisognerebbe chiedere all’interessato quale dovrebbe essere il destino del servizio stesso: andrebbe abolito, ridotto, privatizzato?

Ragionevolmente, chi dispone di un reddito più elevato e può permettersi i migliori servizi offerti da privati, sarebbe ben felice di una simile detassazione. Specularmente, sarebbe nell’interesse di chi non dispone di un reddito elevato, che i servizi pubblici prosperino e che le tasse (più correttamente: le imposte) siano proporzionali al reddito. Brutalmente: chi ha di più, paga di più.

La Storia e la Scienza Politica ci insegnano che, tradizionalmente, un elettorato di destra ha una minore sensibilità verso il settore pubblico e privilegia altri aspetti come l’ascesa sociale, basata sul merito del singolo. Dire che “Meritocrazia” sia un concetto di Destra e “Solidarietà” di Sinistra, è una distinzione arida e meramente classificatoria; tuttavia non si può negare che questi due valori vengano interpretati diversamente e con maggiore o minor forza dalle due famiglie politiche.

Questa è solo una delle tante contrapposizioni che possono essere evocate. Pensiamo anche alle differenze tra la triade “Dio-Patria-Famiglia”, parole d’ordine di una certa Destra, e “Laicità-Internazionalismo-Solidarietà” di certa Sinistra. O all’eterno ondeggiare tra due poli: la Libertà e l’Uguaglianza.

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I Latini ci insegnano che in medio stat virtus: le cieche ed esaltate tifoserie non portano da nessuna parte e lo scontro, alla lunga, rischia di diventare fine a se stesso.

Tuttavia, una sintesi necessita sempre e comunque di una tesi e di una antitesi a monte. Senza il conflitto e senza una continua dialettica tra diversi, la Politica diventa puro tecnicismo e si inaridisce. Affidare il destino della società a super esperti, saggi e professoroni, non è la soluzione: è stato più volte sperimentato. Senza la passione, che solo certi ideali e certe differenze riescono a infondere, la Politica perde il suo cuore e, in definitiva, il suo motivo di esistere.

Attenzione però: un tempo, non molto lontano e in questo stesso Paese, si moriva di Politica e per la Politica. La nostra storia recente è tappezzata di innumerevoli bombe e stragi sempre pronte a ricordarcelo.

Ma non bisogna cadere nell’ignavia e morire di indifferenza. Perché è facile nascondersi e cercare in altri, sempre in altri, i colpevoli.

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto.

Lo scriveva un giovane che amava la Politica, nel 1917.

Un giovane di nome Antonio Gramsci.

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Alessandro Milito
Questa persona, nata 24 anni fa a Crotone (in Calabria, in fondo a destra), generalmente è logorroica e difficilmente evita di parlare e gesticolare. Il suo principale problema è parlare di se stesso: ne è totalmente incapace. Potremmo dire che ha conseguito la Maturità classica e questo lo ha portato all'originale scelta di studiare Giurisprudenza a Bologna e laurearsi. Scrive sin da quando perse un giochino a sei anni (trovato negli ovetti di cioccolata): la ricerca di quell'oggetto fu il suo primo capolavoro letterario. Da allora condivide le sue paranoie e insofferenze così. Gli piace credersi di sinistra, se questo sia vero o no è un quesito che lascia ad altri.
Alessandro Milito

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