image

La Cineteca di Bologna, insieme al cinema Arcadia di Melzo di Milano e al Teatro 5 Cinecittà di Roma, ha avuto la possibilità di trasmettere in anteprima in versione 70mm (durata di 187 min) e in lingua originale l’ultimo lavoro del regista Quentin Tarantino, che uscirà nelle sale italiane il prossimo 4 febbraio. La cosiddetta versione “Ultra-Panavision 70” è un formato di pellicola che garantisce un’immagine più dettagliata, e nel corso della storia del cinema solo pochi film sono stati girati e trasmessi in questa versione (come Ben Hur). Ispirandosi alla tradizione del ‘roadshow’ rispetto alla versione che verrà trasmessa doppiata, questa prima proiezione in sala è più lunga: è preceduta da un intro musicale (Overture), ha un intervallo tra il primo e il secondo tempo, che riprende con un riepilogo fatto dalla inconfondibile voce fuoricampo del regista stesso e infine contiene alcuni dialoghi poi tagliati nella versione generale. La singolare scelta operata dal regista è stata quella di ritornare sul grande schermo in modo grandioso riproponendo tecniche desuete, e data la sua risaputa passione per gli ‘Spaghetti western’, come il penultimo film Django Unchained, anche questo ottavo lavoro intende omaggiare il genere.
La storia è ambientata pochi anni dopo la guerra civile americana, nelle sperdute montagne del Wyoming, dove il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell) è diretto su una diligenza a Red Rock per consegnare la prigioniera latitante Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), e farla giustiziare, ottenendo la ricompensa della taglia sulla sua testa pari a 10 mila dollari. Attanagliati da una bufera di neve, sulla strada intrecciano i loro destini con quelli del maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), divenuto anche lui cacciatore di taglie, e del sedicente neosceriffo Chris Mannix (Walton Goggins). I quattro con il loro cocchiere O.B. per trovare riparo si rifugiano all’emporio di Minnie, dove ad attenderli non c’è la rispettiva proprietaria ma altri quattro soggetti sconosciuti. Bob, un messicano che gestisce l’emporio in assenza di Minnie, il boia Oswaldo Mobray (Tim Roth), il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e il generale Sandford Sandy Smithers. Da questo momento gli otto cominciano a conoscersi, volenti o nolenti, consapevoli di dover passare lì tutto il tempo necessario in attesa che la bufera smetta, ma la situazione subisce qualche colpo di scena che ribalta completamente i piani.
I tre quarti del film, a parte l’inizio e qualche sporadico flashback, sono ambientati nella stessa stanza, richiamando fortemente lo spettacolo teatrale. Il dialogo fa da padrone e in alcuni momenti la scena è abbastanza statica, sino a quando non assume tinte noir ma infine pulp, poiché si tratta pur sempre del pungente Tarantino. Di certo infatti non mancano i suoi tocchi inconfondibili: a partire dai caratteri in grassetto giallo dei titoli di testo e di coda, la suddivisione in capitoli, le inquadrature dal basso, l’attenzione posta ai dettagli, sino ai dialoghi sprezzanti e paradossalmente comici che hanno la sua firma. E soprattutto il cast, formato da alcuni dei suoi prediletti. Primo fra tutti Samuel L. Jackson, protagonista impeccabile, che è alla sua sesta collaborazione con il regista; poi Jennifer Jason Leigh, Michael Madsen e Tim Roth, che ricorda vagamente nell’abbigliamento e nella gestualità il dr. King Schultz di ‘Django Unchianed’. Ma troviamo anche Kurt Russel, che non compariva in un suo film da ‘Grindhouse – A prova di morte’ (2007).
La volontà di lasciare il segno è data anche dal fatto che, dopo 40 anni di assenza dal western, la colonna sonora è stata composta da Ennio Morricone (insignito di un Oscar alla carriera e quest’anno di un Golden Globe), che scandisce alcuni momenti di tensione in modo originale.
Non è stato all’altezza delle aspettative perché rispetto ai suoi film precedenti crea suspance e attesa ma alla fine l’intreccio narrativo è sostanzialmente ordinario. Col titolo del film si dà anche l’illusione che i personaggi siano posti sullo stesso piano e siano tutti protagonisti, come generalmente avviene nei suoi film, ma in realtà l’impressione che si ha è che ci sia un ruolo centrale dato ad un paio di attori, le cui rispettive storie vengono maggiormente approfondite, mentre gli altri restano essenzialmente in disparte. Ad ogni modo non delude per la sua singolare e assurda comicità, ed è apprezzabile l’ambientazione quasi teatrale, nonostante il ritmo lento e claustrofobico che così assume la storia, tenendo conto che verso la fine non manca l’azione tipica tarantiniana. La voce originale ha comunque dato un valore aggiunto, ed è stato un privilegio vederlo sul grande schermo in questo formato senza doppiaggio. È più consigliabile agli amanti del pulp che a quelli del western e, al di là della ricercatezza delle tecniche con cui è stato girato, non è eclatante a livello contenutistico. Ha cercato di evolversi e di distinguere il suo lavoro in modo originale, ma forse i suoi fan sono abituati ad un Tarantino diverso: non è detto che il cambiamento sia comunque da biasimare.

The following two tabs change content below.
Camilla Claudia Rossi

Camilla Claudia Rossi

Sono nata a Bologna ma confinata nei meandri delle sue campagne, studio Giurisprudenza perché ho sempre desiderato farlo e non perché il mio segno zodiacale è la Bilancia. Il doppio nome altezzoso cela una personalità semplice: amo la musica anni Settanta, i tramonti, i miei cani, l'odore dei libri nuovi, il cinema e le serie TV ma non il buffering dello streaming.
Camilla Claudia Rossi

Ultimi post di Camilla Claudia Rossi (vedi tutti)

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Comment *