Potremmo iniziare con: “Ciak, azione!” ma sarebbe troppo banale. Allora partiamo così: “No, non scomodatevi, restate sulla sedia. Piacere mi presento, sono la commedia.”
Era il 1994, l’Italia stava per scoprire la figura di Silvio Berlusconi, Tom Hanks vinceva l’oscar per l’interpretazione in Philadelphia e in tutte le radio passava una certa The Rhythm of the Night di Corona.
Intanto in una Bologna anni ’90, mai mainstream e sempre all’avanguardia nel campo delle arti, nasce l’idea di dare maggiore visibilità ai lavori dei giovani autori italiani che rimangono quasi invisibili al grande pubblico; opere come cortometraggi, documentari e film sperimentali.
A gettare il cuore oltre l’ostacolo, per dare spazio a queste produzioni, ci pensa la Cineteca di Bologna con il progetto Visioni Italiane. Lo fa in un periodo in cui in Italia ci sono diversi eventi di ambito cinematografico, quasi tutti però si interrompono dopo poche edizioni non riuscendo a dare quella continuità fondamentale agli autori.
Dal 1994 Visioni Italiane si staglia come un faro sulla costa, illuminando la via in mezzo ad un mare di produzioni cinematografiche, con la sola differenza che nel mare la cosa importante è stare a galla, nel cinema invece è emergere.
Ed è proprio da questo festival, che quest’anno si terrà dal 24 al 28 Febbraio al Cinema Lumiere, che sono partiti molti registi italiani. Personalità che negli ultimi anni si sono imposte con film di rilievo come Paolo Genovese con Immaturi, Matteo Garrone con Gomorra e Salvatore Mereu con Bellas Mariposas, solo per citarne alcuni.
Il festival è strutturato in varie sezioni: dai documentari ai temi legati all’ambiente, dai corto e mediometraggi italiani a quelli realizzati da giovani autori sardi, passando per le visioni urbane che trattano delle città contemporanee. Quest’anno avrà inoltre come ospite d’onore Matteo Garrone che sarà possibile incontrare venerdì 26 alle 17.
Se il festival ha acquisito così tanta rilevanza ed è riuscito a dare slancio a tanti registi lo si deve sicuramente alla direttrice Anna Di Martino che ha sempre creduto nel progetto dando grande importanza a lavori di nicchia come i cortometraggi. Noi l’abbiamo incontrata e le abbiamo fatto alcune domande:
Anna, come è cambiato il festival dal 1994 ad oggi?
Più che il festival si può dire che è cambiata l’informazione ed il modo di farla. Basti pensare che quando siamo partiti 22 anni fa non c’erano praticamente cellulari e neanche internet. Tutto si basava sui VHS e ovviamente anche la qualità delle immagini era diversa. La cosa che è sempre (altro…)