70a4f48abc55cee1b7084e3I buoni giornalisti scrivono ciò che pensano, i migliori quello che dovrebbero pensare i loro lettori.”
Come per dire che il giornalista dev’essere anche una professione volta ad educare. Si perchè, un po’ come un insegnante, il giornalista deve portare il lettore a volersi informare, deve dare una propria visione delle cose su ogni fatto ma allo stesso tempo fornire una chiave di lettura che riesca a far formare delle opinioni indipendenti a chi legge.

I buoni giornalisti scrivono ciò che pensano, i migliori quello che dovrebbero pensare i loro lettori.”


Dal 15 al 19 aprile si terrà il Festival Internazionale del Giornalismo o International Journalism Festival arrivato quest’anno alla sua nona edizione.


Il Festival offrirà sicuramente molti spunti di riflessione specialmente in un anno iniziato malissimo con l’attentato ai giornalisti del periodico satirico Charlie Hebdo. Anno che in seguito, con la classifica sulla libertà di stampa redatta da Reporters Sans Frontièrs, ha visto l’Italia scivolare drasticamente al 73esimo posto su 180 paesi perdendo oltre 24 posizioni rispetto al 2014 e andando in coda ai paesi occidentali.
Secondo Ossigeno per l’informazione, un osservatorio promosso dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana e dal Ordine dei Giornalisti, nel 2015 sono già 25 i giornalisti italiani che hanno ricevuto delle minacce che variano dalle semplici lettere fino ad arrivare alle buste con dentro dei proiettili.
Il Festival oltre a toccare questi due delicati temi si concentrerà anche sul giornalismo 2.0, cioè quel giornalismo che ogni giorno di più si rispecchia con il web e con il mondo dei social network. Saranno molti, infatti, gli eventi in programma che parleranno di come utilizzare al meglio i social nell’ambito giornalistico. Tra questi spiccano i due workshop “Ricerca avanzata su Twitter” e “Twittare come un ninja” diretti dall’ex giornalista della BBC Sue Llewellyn che insegnerà il modo migliore per far combaciare la parte social con la parte giornalistica.
Il programma del IJF sarà molto articolato e ha come idea quella di dare un’impronta incisiva ai futuri giornalisti spiegando il modo migliore per fare informazione in un periodo in cui a farla da padrone sono il numero di visualizzazioni che si fanno con gli articoli.
Tra Workshop, Panel discussion e incontri si parlerà di tutti gli argomenti più attuali come il conflitto tra Russia e Ucraina, i conflitti in medioriente e il problema dell’immigrazione specialmente focalizzato sulla zona del mediterraneo definita dall’Agenzia Onu “la rotta più letale per i rifugiati”.
Nella rassegna si parlerà anche di Africa e Medio Oriente nella maniera meno classica, perchè troppo spesso questi luoghi vivono del paradigma “bad news is a good news”, cioè dei fatti negativi in realtà positivi per i giornalisti che hanno sempre notizie da raccontare. L’idea nel Festival è quella di far capire che in questi anni ci sono stati tantissimi sviluppi in queste zone e non se ne è parlato perchè ci si è focalizzati solo su una faccia della medaglia, quella negativa. Si può, anzi si deve, parlare di Africa e Medio Oriente anche in maniera positiva per i traguardi che stanno pian piano raggiungendo.
Il programma per i cinque giorni a Perugia sarà molto fitto di eventi e vedrà tutte le sfumature del giornalismo con una particolare attenzione al tema dell’innovazione perchè mai come in questi anni è importante sapersi rinnovare e stare al passo con i tempi. E’ essenziale, però, farlo salvaguardando l’informazione.
Indro Montanelli disse: Non ho potuto sempre dire tutto quello che volevo, ma non ho mai scritto quello che non pensavo.
A buon intenditor.

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Paolo Piredda

Paolo Piredda

Inutile dirvi che fin da piccolo sognavo di fare il giornalista. Volevo fare il calciatore, il pompiere oppure l'operatore ecologico che sta appeso dietro il camion della spazzatura. Sono un po' permaloso, sono un sognatore e soprattutto sono incredibilmente meteoropatico, forse perchè il giorno in cui sono nato pioveva a dirotto. "Ricorro con una certa frequenza alle citazioni perchè ho una buona memoria e perchè ho bisogno di appoggi: c'è qualcuno al mondo che la pensava, o la pensa, come me" Enzo Biagi
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