StadioOgnuno questa mattina si è svegliato spento come la Torre Eiffel.  Le luci staccate, a Parigi, e anche dentro di noi. Da un lato, la frenesia di dover condividere una nostra analisi sui social, quasi a volerci  assicurare un posto nella tribuna dello sgomento, dall’altro il bisogno di stare zitti per fare spazio alle spiegazioni che comunque non troveremo.  Oggi non scrivo per dire qualcosa di preciso, scrivo piuttosto non sapendo cosa dire o come argomentare il mio silenzio.  Il primo pensiero va al silenzio di chi ieri sera si è stato inghiottito dalla morte.  Al teatro, allo stadio, al ristorante, mentre stava consumando una porzione  normale di felicità, mentre stava ascoltando della musica, mentre stava litigando col marito oppure mentre stava dicendo una frase su quanto fosse bella Parigi. A loro, vittime di una bellezza interrotta, va un pensiero senza tempo immenso quanto la grandezza delle domande che si devono essere posti pochi secondi prima della fine.

Il secondo pensiero va all’ Occidente, che non si comprende più  se sia un “posto” o un’ “idea”. È il posto dove si consuma l’odio, ma è soprattutto un’idea da de-cementificare.  I terroristi credono di distruggere l’idea, ma in realtà distruggono “ solo” il  posto.  Quello che l’Occidente è, risiede in una realtà interiore che ci portiamo dentro. In un modo di intendere le cose e il loro concetto tipico di chi siamo.  E questo è un impasse culturale che ci rende le proporzioni  della distanza dialettica con un terrorismo che non usa la parola.   Credo che, dal canto suo, anche l’Occidente abbia covato i suoi errori, essendosi catapultato, talvolta, in esportazioni della democrazia a cui l’Oriente non era pronto. Non fraintendetemi, la pace è sempre la realtà a cui puntare, ma creare costituzioni o imporre elezioni democratiche in paesi fino a quel momento governati da una tirannide, vuol dire dare il risultato senza aver dato gli strumenti. Prima di  parlare, è necessario  conoscere l’alfabeto. E con  la parola ‘alfabeto’ sto ad indicare la metafora di un cambiamento che va proposto con gradualità. La fretta non ha argomenti in comune con la libertà e  ogni cosa, è frutto di un’altra. Ma questa è solo una valutazione personale che non si vuole imbattere in alcuna pretesa di verità.

Il terzo pensiero va a noi stessi e alla nostra vita che non sarà più la stessa. Anche se non ce ne accorgiamo fino in fondo, perché l’illusione è fragile. Dopo Charlie Hebdo, avevamo avuto la sensazione che qualche cosa fosse cambiata per sempre, una folata di vento, un interruttore della luce che si spegneva, il presentimento improvviso di un dolore imminente. Poi però, ci eravamo risistemati nei nostri appartamenti,  nei nostri vestiti più leggeri, sperando che la faccia della Storia la dovesse vedere qualcun altro. Ma ora, che la morte è entrata nelle nostre stanze, al ristorante come al cinema, ora che non ha dato a quel signore il tempo di pagare il conto, né a quel ragazzo il tempo di sapere quale fosse il finale del film, è più difficile metterci addosso altri vestiti o altri pensieri . Nessuno sa come andrà finire, né chi si  avventura in analisi o pronostici di guerra,  né chi fa a guerra coi propri pensieri per non pensare.  Ma questa data del 13 Novembre graffierà a tutti una parte di memoria in egual misura. Come un orologio a pendolo scandirà i momenti in cui avremo l’impressione di essere liberi da quelli in cui capiremo di non poter uscire dalla gabbia.

Chiudo con le domande che mi sembra di leggere negli occhi di questi due ragazzi abbracciati, scappati a uno degli attentati di ieri:?” a cosa penseremo domani?”  e soprattutto, “potremo ancora amarci?”. Alessandra Arini

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Alessandra Arini

Alessandra Arini

Vengo da Trapani, vivo a Bologna, ma vorrei stare a Roma. Studio giurisprudenza, sogno di trasferirmi alla facoltà di Lettere, ma il mio vero desiderio è essere una studentessa di Filosofia. Improvvisatrice professionale di articoli di tuttologia, ma anche appassionata stravagante di poesia e di altri dilemmi. Insomma, una contraddizione vivente che spera di dilettarvi con i suoi pensieri sul mondo e sul corso delle cose.

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