image

A Bologna si celebra il maxiprocesso Aemilia, il primo sulla ‘ndrangheta nel Nord Italia con oltre 200 imputati.
In queste settimane la nostra attenzione mediatica è stata pressoché totalizzata dagli attacchi terroristici di Parigi e dai loro incalzanti e imprevedibili sviluppi, tuttavia, ci sono spazi di informazione nazionale sui quali è altrettanto importante rimanere aggiornati. Infatti, pur riconoscendo il diverso grado di allarme sociale che tali fatti generano nell’opinione pubblica, il cittadino modello, che ha memoria lunga e mente aperta, non può certo essere complice dell’oblio politico e giudiziario di casa nostra. Nell’ultimo mese sono cominciati due processi eclatanti: Mafia Capitale a Roma ed Aemilia a Bologna, entrambi maxiprocessi dai profili importanti in fase di accertamento da parte dell’autorità giudiziaria. Il padiglione 19 della Fiera di Bologna è blindatissimo: la DDA bolognese ha ipotizzato 189 diversi capi d’imputazione per 219 imputati; all’udienza preliminare hanno partecipato in collegamento video anche una quarantina di detenuti fra i quali 14 boss di ‘ndrangheta al 41 bis. Ma ai possibili reati di usura, estorsione, associazione a delinquere di stampo mafioso, si aggiungono anche quelli meno tipici della criminalità organizzata in senso stretto, come la corruzione elettorale, il falso in bilancio e la turbativa d’asta, propri, invece, dei cosiddetti colletti bianchi. Senza immergersi nei tecnicismi giudiziari e nel raffinato lessico giuridico, ciò che seduce la riflessione è l’inquietante radicamento del sistema della ‘ndrangheta in Emilia Romagna: non si parla di mera infiltrazione, come fino a poco tempo fa si sosteneva ingenuamente, quando non era concepibile riconoscere che una terra da sempre votata alla legalità e alla virtù civica fosse corrotta dal turpe malaffare. I primi flussi sarebbero cominciati già negli anni ’90 per poi radicarsi pandemicamente, approfittando anche di situazioni contingenti, come la ricostruzione successiva al recente terremoto che ha colpito il cuore di questa Regione. Se è difficile da spiegare, è molto più complesso realizzare che questa contaminazione sia avvenuta davvero in una terra piena di risorse non solo economiche, ma soprattutto culturali, sedimentate nel tempo per la particolare sensibilità politica e civica di questa popolazione. Forse all’inizio è stata sottovalutata l’entità di questo fenomeno ora al vaglio degli inquirenti, ma la presenza di circa trenta richieste di costituzione di parte civile a nome di enti, associazioni, Comuni è una reazione significativa che mostra la volontà di riaffermare quell’identità offesa. Di solito dinnanzi a queste notizie si pensa che spetti solo alla magistratura e alla polizia giudiziaria il compito di indagare, accertare e giudicare, mentre noi siamo autorizzati ad attendere con non troppo pathos, come se qualunque decisione non ci riguardasse. Ma dietro un fatto c’è un antefatto, una ragione che l’ha generato, dopo la cronaca c’è la sua lucida analisi. E’ troppo importante conoscere le attuali condotte criminali, soprattutto perché nella loro evoluzione sono sempre più calate in contesti all’apparenza puliti, distanti dai luoghi comuni. Certamente qualcosa si sa, ma probabilmente non si vuole sapere abbastanza, sebbene queste dinamiche, edite o inedite che siano, coinvolgano tutti, poiché animano il sistema politico-imprenditoriale e dunque le ripercussioni sono dirette su noi cittadini. E’ questa la conseguenza maggiore che dovrebbe scuotere maggiormente le nostre coscienze. Conoscere è il presupposto fondamentale per scegliere come agire quando sarà il momento. Con tutto il rispetto e la giustificata tensione per il panorama internazionale, non possiamo essere ulteriormente vittime della selezione informativa fatta dai mass media più di quanto sia inevitabile. Non c’è spazio per dire tutto, non c’è tempo né particolare interesse per ogni capillare aggiornamento e le linee editoriali tendono a raggiungere i temi che più si lasciano seguire. Ribadendo che ci sono questioni più urgenti e contingenti di altre su cui è bene spendere fiumi di inchiostro e ore di diritta televisiva, non è ammissibile che all’improvviso tutto il resto sia sommerso dall’alta marea del secondo piano. E’ come se si accettasse di vivere a puntate, mentre ogni fatto continua ad evolversi in silenzio. Improvvisamente non c’è quasi più nulla da aggiungere sulle sorti di Roma. Ma se l’attualità il giorno dopo diventa storia e questa, per non essere divorata dal presente, deve essere ricordata, allora domandarsi cosa accada oltre quello che ci lasciano conoscere, andare alla ricerca dell’informazione perduta, è un piccolo favore che facciamo alla collettività e quindi a noi stessi.

The following two tabs change content below.
Anna Rita Francesca Maino

Anna Rita Francesca Maino

Sono nata a Matera e attualmente vivo a Bologna, dove studio Giurisprudenza. Non amo descrivermi, ma descrivere, anche perché leggermi significa un po' conoscermi. Scrivo per passione e credo che carta e penna facciano miracoli: "curano i dolori, consolidano i sogni, restituiscono la speranza".
Anna Rita Francesca Maino

Ultimi post di Anna Rita Francesca Maino (vedi tutti)

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Comment *