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Metti le ultime cose in valigia, le stringi dentro a fatica perché con tutte le provviste che ci hai messo ormai non ci stanno più neanche i sentimenti. Dai un ultimo sguardo alla tua stanza per vedere se hai preso tutto. Gli dai un ultimo sguardo perché come al solito il biglietto è di sola andata e non sai quando tornerai.
Guardi le vecchie foto appese al muro e pensi a quanto le cose siano cambiate, a quanto, senza accorgertene, sei diventato grande.
Imbracci la valigia, saluti mentalmente la casa, un bacio ai genitori e parti: una routine nostalgica che ti riporta nella città degli studi.
Il controesodo degli studenti fuori sede si divide in due tipi ben distinti, nessuno dei quali prevede che si studi durante le vacanze.
Se sei estremamente fortunato e non hai appelli ai primi di gennaio riesci a rimanere un po’ di più convincendo te e chi ti sta intorno che tanto anche durante le vacanze riuscirai a studiare. Gli amici fanno finta di crederti perché sono nella stessa situazione, i parenti come minimo ci sperano. La realtà è che con tutta probabilità i libri non usciranno neanche dalla valigia, ma il lato positivo è che mentre la prepari non devi fare fatica a rimetterli.
Nel secondo tipo non sei fortunato e il tuo professore ti ha fissato un appello il giorno dopo l’epifania; in questo caso parti il 2 o il 3 di gennaio con il viso ancora sporco di zucchero a velo e con la capacità di intendere e di volere di Maurizio Gasparri.
Prima di partire ovviamente cerchi di incontrare tutti gli amici per salutarli e il piccolo aperitivo che hai organizzato con due birre e un po’ di patatine si trasforma in una cafonata stile cinepanettone in cui il più sobrio ha il savoir faire di Gianluca Grignani.
Qui capisci quanto ti mancheranno l’aria di casa e gli amici di sempre, che vedi poco ma che con un paio di parole ti fanno sempre capire di essere lì con te.
Il momento di tornare poi arriva davvero e poco importa se quando sei arrivato lo vedevi lontano, una mattina ti svegli e scopri che lo scherzo è finito, devi ripartire.
Durante il viaggio ti passa nella mente l’intera compilation di cibo che hai mangiato durante le vacanze e in te si fa strada la drammatica consapevolezza che per mangiare di nuovo così bene dovrai aspettare un bel po’, a meno che non organizzino una puntata di Masterchef nella cucina di casa tua.
Ma soprattutto per la mente ti passa ogni singolo momento passato con i parenti e con gli amici; le risate, le cazzate, le sbronze e quella sana voglia di non voler crescere mai pur consapevoli di essere già cresciuti.
Allora premi il tasto pausa nella vita di casa sperando che tutto rimanga com’è, preparandoti a premere il tasto che fa partire quella musica chiamata vita da fuori sede e che, diciamocelo, ti fa ballare tanto. Allora metti le cuffie nelle orecchie, chiudi un po’ gli occhi e premi il tasto play.
“Casa è quel luogo che i nostri piedi possono lasciare, ma non i nostri cuori.” Oliver Wendell Holmes

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Paolo Piredda

Paolo Piredda

Inutile dirvi che fin da piccolo sognavo di fare il giornalista. Volevo fare il calciatore, il pompiere oppure l'operatore ecologico che sta appeso dietro il camion della spazzatura. Sono un po' permaloso, sono un sognatore e soprattutto sono incredibilmente meteoropatico, forse perchè il giorno in cui sono nato pioveva a dirotto. "Ricorro con una certa frequenza alle citazioni perchè ho una buona memoria e perchè ho bisogno di appoggi: c'è qualcuno al mondo che la pensava, o la pensa, come me" Enzo Biagi
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