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Unire la fotografia alla passione per la storia di Bologna: queste le ragioni che hanno ispirato la giovane regista catanese Noemi Pulvirenti in E’ accaduto in città, mediometraggio della sezione Fare Cinema a Bologna e in Emilia Romagna, all’interno della 22ª edizione di “Visioni Italiane”.
Il protagonista è Luciano Nadalini, fotografo di cronaca dal 1984, che per l’Unità ha documentato numerosi eventi accaduti a Bologna negli ultimi trent’anni: da studente nel 1968, a operaio nel 1977, a fotografo dagli anni ’80 ha vissuto in primo piano occupazioni studentesche, rivendicazioni sociali e cambiamenti culturali di questa città e delle sue generazioni.
Con la penetrante delicatezza del bianco e nero, nel Natale del 1984 ha immortalato la strage del Rapido 904, di cui è rimasto emblematico lo scatto di un bambolotto fra le rovine dell’esplosione, così realistico da sembrare un bambino.
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Ha fotografato le cronache degli omicidi commessi dalla banda della Uno bianca, che per anni hanno tolto il fiato alla città di Bologna, ferita contemporaneamente dalla strage di Ustica e da quel 2 agosto 1980. Una città rossa per il sangue che l’ha attraversata e per gli ideali che l’hanno animata e resa bandiera al vento di una certa cultura.
Natalini raccontava quello che succedeva in città per il suo giornale e per piacere, ma il suo lavoro ha avuto una portata ulteriore: grazie alle sue fotografie sui pazienti di un ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, la Procura ha avviato delle indagini, che hanno accertato abusi nei loro confronti, perciò è stata poi disposta la chiusura della struttura.
In questa circostanza, come a seguito dei fatti di Genova, durante il G8 del 2000, la DIGOS di Bologna gli ha chiesto di consegnare i negativi delle sue foto, ma lui si è rifiutato, mancando un mandato di perquisizione da parte dell’autorità giudiziaria.
Questi due episodi sono sintomatici del lavoro di un fotografo di cronaca sempre fedele ai fatti che, attraverso uno scatto, diventano voce a cui dare ascolto per sempre, secondo un linguaggio che non ha bisogno di parole.
La pellicola alterna alle vicende narrate da Nardini le sue fotografie, che, assieme, in venti minuti riproducono – dal punto di vista della sua esperienza – tre decenni bolognesi in cui la storia si è fatta strada, spesso con violenza, e andava documentata in anni cruciali in cui ogni diritto era una conquista e non una concessione.
Se c’è la foto, il fatto è successo”, afferma Nardini in una delle ultime battute, perché la fotografia è un potentissimo mezzo di comunicazione delle dinamiche sociali e culturali.
La fotografia è testimonianza della storia: infatti, egli è membro dell’associazione bolognese U.F.O – Unione Fotografi Organizzati – che ha unito vari archivi fotografici per un catalogo cittadino che rappresenta l’inestimabile memoria storica di ciò che “è accaduto in città”.
Il cinema, il teatro e la fotografia sociali sono espressioni culturali idonee a nutrire una democrazia di pensieri civili e Visioni Italiane è una vetrina vivace per menti aperte che vogliono rimanere tali.

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Anna Rita Francesca Maino

Anna Rita Francesca Maino

Sono nata a Matera e attualmente vivo a Bologna, dove studio Giurisprudenza. Non amo descrivermi, ma descrivere, anche perché leggermi significa un po' conoscermi. Scrivo per passione e credo che carta e penna facciano miracoli: "curano i dolori, consolidano i sogni, restituiscono la speranza".
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