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Daniel Pennac, penna graffiante quanto sensibile, scriveva che il tempo per leggere, così come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere. Tuttavia, sembra che gran parte della gente, forse perché troppo bombardata da notizie rapide e spesso frivole, forse perché il mercato editoriale, saturo di libri “commerciali”sta attraversando da tempo una penuria della qualità, forse perché troppo di corsa o troppo pigra, abbia perso il piacere di leggere un libro. Sono andata a prendere un caffé con Ylenia, studentessa di Scienze Politiche e Giampiero, commerciante di mezza età: due passanti incontrati per caso per chieder loro cosa ne pensano riguardo a questi temi.

1)Crede ancora nel valore paideutico della lettura? Qual è stato il libro che l’ha formata/o e perché?
Y. Si, credo molto nel valore paideutico della lettura. Infatti, il libro che mi ha più formata è stato sicuramente “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello, perché in quel libro emerge tutto ciò che siamo. Gli altri vedono qualcosa di te che non sarà mai la tua verità.
G. Si, ci credo, eccome se ci credo! Per quanto riguarda il libro, beh, uno non ne avrei: tutti mi hanno formato, soprattutto i libri d’arte.
2)Secondo lei, come si potrebbe invogliare i giovani ad accendere la mente, leggendo, e magari spegnere il cellulare o il pc?
Y. Non è necessario spegnere il cellulare per leggere, anzi ci sono tante applicazioni che invogliano i ragazzi a farlo. Credo che ciò che serva più di tutto, sia l’insegnamento in famiglia da parte dei genitori che devono monitorare l’interesse dei loro figli.
G. Secondo me non c’è un modo. C’è un ritorno all’analfabetizzazione in Italia, oramai non si sa nemmeno più parlare in italiano. Il linguaggio è abbreviato “Xké, cmq..” eccetera. Sono d’accordo con Ylenia, la famiglia deve educare il giovane al culto per la lettura, ancor prima della scuola, perché è prima di tutto nella famiglia che il giovane si forma.
3)Neruda diceva che, all’uscita delle fabbriche, doveva esserci la sua poesia scritta per terra: lei crede che la bellezza di un verso possa dare un senso alla meccanicità della vita? Che valore ha per lei la Poesia?
Y. La poesia potrebbe aiutare perché potrebbe essere una tregua per l’uomo: infatti, lavorando,spesso ci si aliena. Per me….Per me la Poesia è tanto! É al tempo stesso matematica, perché è strutturata in maniera perfetta, e democrazia, perché è così bella che riesce ad arrivare a tutti, anche alle persone più piccole.
G. Certo! Dostoevskji diceva:”L’arte salverò il mondo”! Per me, anche imparare versi distorti serve alla vita
4)Lei ritiene che qui a Bologna si faccia abbastanza per difendere il “diritto di leggere”? Vorrebbe una città ancora più attiva dal punto di vista culturale?
Y. Secondo me, Bologna è molto attiva! Solo, magari dovrebbe curare più l’aspetto della pubblicità.
G. Bologna fa molto poco! Secondo me, per mille motivi: politici, economici. O non si fa molto, oppure si fa tutto un po’ “istituzionalizzato”: non c’è molta libertà. I giovani che non fanno parte del sistema, che spesso è un sistema politico, sono estromessi perché non ci sono spazi. Chi fa parte del sistema, magari è affiliato a dei partiti, ha la possibilità di esprimersi; non si guarda al giovane che ha talento a prescindere dalla sua affiliazione ai partiti, no. Anche per gli artisti che studiano in Accademia non ci sono delle piattaforme di lancio che facciano sì che loro vengano notati. C’è insomma, una selezione.Poi certo, la selezione ci sarà nella vita, solo i più bravi vanno avanti, ma perché iniziare da subito.
5)É noto quanto i nostri cari politici siano spesso poco informati su quello che dicono, e soprattutto sembra che…Non abbiano mai letto un libro in vita loro. Vorrebbe dedicare un libro ad un politico in particolare, oppure potrebbe dirmi quale libro i politici dovrebbero leggere?
Y. Bella domanda (ride)! Io consiglierei a Renzi di leggere Max Weber, INTERAMENTE! Egli spiega la politica in relazione alla società e dice che a poco serve essere carismatici se poi non sai risolvere i problemi!
G. “L’idiota” di Fedor Dostoevskji. Credo non debba spiegare nemmeno il perché, il titolo dice tutto.

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Ivana Matarazzo

Ivana Matarazzo

Mi chiamo Ivana e studio Lettere Classiche. Sono una sognatrice con i piedi ben piantati per terra e la testa per aria, un'ottimista per natura e per necessità, una persona tanto sensibile quanto permalosa. Amo leggere, scrivere, osservare, viaggiare per un mondo reale e fantastico, recitare; amo i gatti, l'arte, la letteratura, il cinema, la fotografia; amo le persone schiette, oneste, imprevedibili, determinate e solari; amo le domande fatte al momento giusto e i silenzi, quando le parole non servono.

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