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Due donne, apparentemente diverse, ma più simili di quanto possiamo immaginare: due donne in preda a forti passioni contrastanti, alla continua lotta tra ragione e passione, tra forza e debolezza, tra reazione e sottomissione. Questo è senza dubbio il tema centrale della sezione Visioni Doc, composta da “La mia casa e miei coinquilini” (Italia/2015), dedicato a Joyce Lussu, poetessa, traduttrice, partigiana e “Elisabetta“(Italia-Svizzera/2015), ispirato a Elisabetta Ballarin, all’epoca dei fatti compagna di Andrea Volpe, pluriomicida riconducibile alla setta delle “Bestie di Satana”. Elisabetta, allora diciottenne, vive una vita complicata: é tossicodipendente, è morbosamente legata al suo fidanzato e assiste all’omicidio di Mariangela Pezzotta, ex fidanzata del Volpe, perciò viene accusata di concorso in omicidio e rapina, commessa il giorno prima, ai danni di uno spacciatore di eroina.
Le due opere mettono in risalto due facce della stessa medaglia: la prima di Marcella Piccinini evidenzia la figura di Joyce Lussu, donna colta, attiva e intraprendente, fervente rivoluzionaria antifascista e costantemente in lotta contro una visione della donna subordinata alla figura maschile. Joyce stringe una forte amicizia con Nazim Hikmet, poeta e prigioniero politico, il quale anche dal carcere trova il modo di far trapelare le sue poesie dirette al mondo e ai singoli facendole a volte imparare a memoria a sua madre, durante le visite. Infatti, il carcere può certamente limitare la tua libertà personale, ma non potrà mai imprigionare il pensiero. La seconda opera é di Anna Bernasconi che racconta di Elisabetta Ballarin, giovane donna, vittima di un amore e dei soprusi ad esso connessi si ritrova a soli 15 anni ad affrontare una forte tossicodipendenza condivisa con il Volpe. Poi il buio: l’omicidio di Mariangela, al quale lei assiste e a seguito del quale sta tutt’ora scontando una pena carceraria in regime di semilibertà. Elisabetta è l’emblema del riscatto, non voleva che accadesse tutto questo, non sapeva che il suo fidanzato fosse un pluriomicida e non sapeva dell’esistenza della setta, almeno a suo dire, ma riesce a rendere questa tragedia, di cui è protagonista, una vittoria: laureata e specializzata in carcere con il massimo dei voti, adesso Elisabetta è una ragazza in gamba e di successo, una ragazza che ha voluto dare un senso alla propria vita, impegnandosi per gli altri e ponendosi degli obiettivi, in memoria di chi una vita non ce l’ha più.
Due donne, epoche, vite e obiettivi diversi, ma che hanno in comune la voglia di essere padrone della propria vita, di prodigarsi per gli altri e soprattutto di lottare contro i pregiudizi, i soprusi e le ingiustizie, nonostante tutto.

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Grazia Di Cesare

Grazia Di Cesare

Mi chiamo Grazia Di Cesare sono abruzzese, ho 23 anni e frequento il quinto anno della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna. Scrivere è una delle mie passioni più grandi sin da piccola, amo il giornalismo d'inchiesta e d'attualità. Mi piace leggere, viaggiare sono una curiosa per natura, amo la natura e mi piace l'avventura e scoprire sempre posti, cose e persone nuove.

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