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Primo appuntamento con il ciclo “Alla luce del sole”, cineforum organizzato dalla Sinistra Universitaria sul delicato tema delle mafie in Italia. La rassegna si apre con il film La mafia uccide solo d’estate, sorprendente rivelazione del conduttore televisivo Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto. La proiezione è stata introdotta dal prof. Davide Bertaccini, docente di Diritto Penitenziario presso la Scuola di Giurisprudenza dell’Alma Mater.
Dopo decenni di mancanze, Pif riesuma il cinema di denuncia e di impegno sociale degli anni addietro, analizzando, attraverso un’ottica più ingenua e moderata, l’annosa questione che tiene vincolata l’Italia, ed in particolare la Sicilia, ad uno dei suoi maggiori problemi. Pif racconta la Mafia in maniera pacata e ironica, adottando un registro che si discosta pesantemente dal classico filone da film di denuncia per virare su uno stile più improntato alla commedia. Stile che, come ha giustamente affermato il prof. Bertaccini, ricorda molto La vita è bella di Roberto Benigni, pellicola memorabile che riuscì nell’intento di parlare dei campi di concentramento nazisti in maniera più leggera.
Cos’è la mafia? Diliberto risponde a tale domanda narrando in prima persona la storia della vita di Arturo – suo alter ego – un bambino palermitano figlio di una modesta famiglia che si innamora inaspettatamente di Flora, sua compagna di classe. La quotidianità di Arturo è ripetutamente scossa da violenze e ingiustizie che ogni giorno si riversano sulla città e i suoi cittadini. Con occhio vigile e attento Pif racconta la sua vita, i suoi amori proibiti, la passione per il giornalismo e la realtà difficile e ostile di vivere in un paese affetto da un male (in)curabile. Una trama semplice e convenzionale infarcita di alcuni personaggi fin troppo squadrati e poco originali, il padre di Arturo e l’amico giornalista, e da alcune situazione per le quali è possibile prevedere la sorte, la scalogna del protagonista, ma che di certo non vira alla spettacolarizzazione dei suoi contenuti, bensì alla riflessione. Armato di sorrisi e momenti di ilarità Pif tenta di sconfiggere le paure e l’indifferenza che affliggono il suo Paese, offrendo una visione rosea e positiva della vita piuttosto che una rappresentazione schietta e demoralizzante della realtà.
Non un grande attore ma sicuramente un grande narratore capace di addentrarsi nei meandri del tema della mafia – che conosce molto bene – riuscendo sapientemente a farne emergere i contenuti più importanti, nonostante nel film costituiscano la sotto trama scenica, che accompagna la storia d’amore di Arturo e Flora.
Nella bellissima e struggente scena finale Diliberto esprime tutta la sua speranza trasmettendo alle generazioni future, il figlio, la necessità di mantenere vivo il ricordo di quelle grandi persone che hanno dato la vita affinché l’Italia lottasse contro l’oppressione del sistema mafioso. Arturo non tiene celata al figlio la verità, ma gliene parla con consapevolezza e buon senso così da prepararlo perché la riconosca assieme alle giuste cause per le quali nella vita vale la pena lottare.
Un film speranzoso ed estremamente positivo che insegna a rincorrere i propri sogni e a fronteggiare qualsiasi problema con amorevoli sorrisi e buon umore, le uniche armi in grado di contrastare anche il peggiore dei mali, complimenti Pif.

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Alberto Nisi

Alberto Nisi

Bergamasco di nascita ma non di tradizioni, troppo incline al cambiamento e alla curiosità per le cose nuove. Studio lingue e ho scelto Bologna per il suo enorme potenziale, il suo fascino e le sue possibilità. Sono un assiduo lettore ma vivo per la musica e per il cinema, che sono le mie vere “malattie”. Sogno di scrivere, di suonare in pubblico o di entrare nell'entourage di un film, ma c'è ancora molta strada da fare.
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